Il titolo di questo post tradisce il fatto che ho un’età in cui si giocava con un mondo più fisico che digitale.
Certi giochi li “comandavi” con il joystick… ed era un mondo non ancora connesso alla rete.
C’erano le sale giochi, quelle con i flipper che andavano in tilt se li maltrattavi e con 100 lire facevi 3 partite! E poi i biliardi, le freccette, il game boy… Ci sbucciavamo le ginocchia giocando in cortile con i compagni e le compagne, e bastava un bacino dei tuoi genitori sulla “bua“ perché ti passasse tutto e gli anticorpi ce li facevamo sul campo.
Il telefono o ce lo avevi a casa ed era fisso o tuttalpiù disponeva di un filo di prolunga e, se volevi telefonare da fuori casa o da fuori ufficio, dovevi cercarti una cabina e usare i gettoni.
Sembra passato un secolo, e invece non ne è passato neanche mezzo.
Tuttavia, richiamare il joystick mi serve come aggancio per osservare, insieme a chi mi legge, quanta trasformazione ci sia stata nel modo di approcciare il mondo in generale, in questi ultimi 30 anni.
Ci stiamo abituando a vedere tutto in forma digitale e, complice la situazione Covid, stiamo dimenticando quanto la vita analogica sia certo più lenta, ma molto più a misura umana.
L’ESPERIENZA diretta non è sostituibile con un suo surrogato digitale.
Possiamo raccontarci che si possa fare, ma anche il solo giocare a carte con degli amici rispetto al farlo tramite un computer non ha paragoni.
E ora che ci penso anche solo il termine “giocare a carte” sembra appartenere ad un’ epoca lontanissima.
Sono stato allenatore di basket e ai miei figli qualcosa di quella passione l’ho passata e non mi sogno neppure di suggerire loro di sostituire con uno strumento digitale che cerca di imitare l’idea di gioco, con l’esperienza di sgomitare in campo per far arrivare la palla nel cesto.
Le regole nel gioco digitale sono identiche, ma vuoi mettere la bellezza di confrontarti con il mondo reale, la palla fisica, il campo, i compagni e gli avversari… Giocando dal vero consumi energia e fortifichi mente e corpo. Seduto sul divano o sul tappeto ingrassi e perdi il senso della realtà.
Ma, direte voi, di cosa ci sta parlando Sante? Ma lui non era forse un consulente finanziario contro emozionale?
Non allarmatevi.
Sono sempre io e sono sempre lo stesso consulente finanziario che avete imparato a conoscere.
Vi ho fatto questo lungo preambolo per cercare di accompagnarvi a considerare quanto, la stessa finanza di cui mi occupo non possa abbandonare completamente l’idea di intrattenere relazioni fisiche.
Sono molte le persone che pensano che basti un collegamento internet per “entrare in gioco” con la finanza.
Lo pensano perché in effetti il mondo digitale fa apparire tutto molto più semplice di quello che è in realtà.
Ma per scegliere in modo consapevole come e dove dirigere i vostri investimenti è raccomandabile e necessario avere “un’interfaccia” come me (o un mio collega).
A chi non conosce a fondo il mondo della finanza serve relazionarsi con dei professionisti, quelli seri, quelli con cui puoi ancora parlare, discutere infervorarti o uscire a cena.
Professionisti che, solo dopo aver discusso con te e analizzate le tue esigenze e necessità parlandoti (anche con la mascherina), useranno certo il digitale per inserire le scelte fatte nel sistema.
In altre parole intendo sottolineare che le persone, in questo caso i professionisti del settore finanziario, sono ancora lo stadio più evoluto e raffinato che si possa concepire per quanto riguarda l’intelligenza non artificiale che in questo caso è da intendersi come una qualità insostituibile.
Non vedo l’ora di incontrarvi tutti.
Nel frattempo usiamo il digitale come interfaccia dell’interfaccia umana.
Sante