Sarò un po’ più lungo del solito. Ma spero che mi seguirete fino in fondo.

Contraddico subito il TITOLO con cui ho introdotto questo articolo.
Dire che mettere da parte sia un’arte è solo un gioco di parole suggestivo, ma volutamente esagerato, che ho pensato per imitare i titoli di quegli articoli con i quali chi tenta di vendere qualcosa la spara grossa.

Qualcuno che ci casca c’è sempre.

L’era di internet e dei social ha aperto la strada a innumerevoli tentativi di attrarre le persone verso pseudo opportunità o anche solo per far acquistare prodotti spesso di discutibile utilità.
Tornando al titolo “Mettere da parte” fa parte semmai di un’educazione a non consumare tutto ciò che si ha, una forma di prevenzione utile a tutelarci dalle quotidiane tentazioni di consumo da cui siamo raggiunti anche quando non possiamo spendere, come è accaduto per esempio con la situazione pandemica. Gli stimoli a spendere ci circondano, sono martellanti e spesso anche seducenti.

Chiunque ha qualcosa da vendere ce lo fa sapere.

Decenni di stimoli all’acquisto ci hanno abituati a ritenere che comprare sia un’inevitabile necessità.
E per alcune cose è certo così, ma per molte altre si tratta decisamente di vizi e sfizi che, per quanto legittimi, non sono mai del tutto dettati dal raziocinio o da una reale esigenza. In molti casi spendere è solo un atto che ci impoverisce, più o meno consapevolmente, a favore di altri.
Siamo costantemente tentati di spendere appena si aprono le opportunità di consumo.
Mi spingerei a dire che siamo quasi dipendenti dal consumo, come fosse una droga, ed è abbastanza diffuso che l’acquisto d’impulso funzioni come una terapia autoindotta per ammansire qualche forma di stress emotivo che ci pervade.
Se non siamo allenati a governare l’impulso all’acquisto, quando ci viene impedito di comprare ne soffriamo.

Le cautele imposte dalla pandemia sono state una sorta di test, involontario ma evidente: durante le riaperture infatti, la prima cosa che in molti han fatto (e fanno) è quella di uscire a fare acquisti.
Tutto legittimo, ma anche privo di un senso difendibile.
Consumando tanto per consumare è come se dessimo per scontato che “domani” le nostre risorse si rinnoveranno con la stessa periodicità e la medesima dimensione di come è accaduto fino a “ieri”.
E allora è proprio il caso di tornare a parlare della finanza, dei consulenti e di come stanno certe cose.

Non intendo generalizzare perché i comportamenti e le intenzioni sono sempre e solo individuali. Parlo quindi di me, solo di me, della mia posizione e del mio costante OBIETTIVO di affiancare le persone che seguo e mi seguono, per sottolineare che proprio per investire è necessario educarci a “mettere da parte parte di quanto disponiamo” per almeno due motivi:
1. per evitare le tentazioni di spesa evitabile
2. per permetterci di far fruttare quanto risparmiamo sostenendo lo sviluppo di aziende che, producendo valore e non semplicemente merce, ci porteranno a ritrovare i nostri risparmi incrementati avendoli difesi da un consumo smodato.

Questa semplice, quasi banale, considerazione offre l’occasione per sottolineare che le “tentazioni” da cui siamo circondati arrivano anche dal settore finanziario, ma -come credo di aver già detto parecchie volte- oltre a educarci a risparmiare per investire nel nostro futuro e in quello di chi amiamo, è importante imparare a distinguere le tentazioni tossiche dai suggerimenti dei veri consulenti.
Esattamente come potremmo imparare a distinguere l’acquisto evitabile da quello importante.
In sostanza intendo farvi arrivare suggerimenti che, nonostante siano semplici, siamo spesso portati dalle abitudini a non considerarli. Uno degli effetti collaterali della comunicazione finanziaria è che assomiglia troppo alla pubblicità di prodotti di consumo.
La distrazione con cui la osserviamo ci porta a considerarla parente di quella pensata per farci consumare anche perché adotta purtroppo logiche e metodi simili a quelli di chi vende biscotti o automobili.

Facciamo quindi fatica a coglierne l’intenzione di suggerirci forme di risparmio perché confondendola con l’invito al consumo in molti fanno fatica a capire (e a volte a credere) che con la finanza non compri nulla, ma anzi vieni indotto a risparmiare e quindi a non spendere.

La finanza, almeno quella che tratto io con i miei clienti, sottopone l’IDEA di mettere da parte e per qualche tempo dimenticare una determinata somma che andrà a sostenere attività di valore che quel valore faranno crescere riconoscendocene una parte in proporzione al nostro investimento.

A me piace potervi motivare a “mettere da parte parte di quanto disponete”.

Non è un’arte saperlo fare, ma solo una scelta di responsabilità che dovrebbe essere consapevole, agevolata e insegnata anche a scuola. Io la insegno anche ai miei figli… che se anche oggi mal sopportano di non poter comprare tutto quello che vedono, mi ringrazieranno fra qualche anno. Ne sono certo.
Vi aspetto.
Sante