Sia chiaro che i meriti della finanza, così come pure le sue colpe, derivano tutti e solo dal comportamento delle persone che la popolano e in parte da quello delle persone che vi si avvicinano con fini comprensibili, ma che possono generare reciproci comportamenti devianti la funzione della finanza.
La finanza non ha una sua personalità, non può avercela… non è una persona. È una questione oggettiva.
La finanza assume sembianze multicolore in quanto attività svolta da un alto numero di individui che hanno ognuno la propria personalità.
Ma gli operatori della finanza funzionano come il cursore delle cerniere: mettono in comunicazione due entità altrimenti separate, unendo domanda e offerta.
Con la particolarità che, nel caso della finanza, domanda e offerta sono da entrambe le parti contemporaneamente.
Mi spiego.
In sostanza “io ti chiedo, perché ti do“
In questo scambio quasi osmotico di favori entra in gioco la FIDUCIA.
C’è chi la deve ottenere e chi la deve dare. E in un contesto dove obiettivi personali e generali si fondono, fino a rendersi spesso indistinguibili, c’è il consulente finanziario.
Una PERSONA, che in relazione alla propria solidità emotiva, alla propria formazione personale e professionale e alla propria etica si comporta di conseguenza. E se emozioni ed etica si parlano male possono creare nella persona pressioni che o generano o degenerano.
L’ignoranza finanziaria delle persone che intendono avvicinarsi alla finanza senza conoscerla in profondità, si scontra infatti facilmente con le possibili e comprensibili incapacità di alcuni operatori finanziari di gestire domanda e offerta in piena trasparenza.
L’ignoranza finanziaria del cliente (che non è un’offesa, ma una considerazione oggettiva) e la capacità più o meno raffinate di gestire la mediazione (fare il mediatore fra due entità non è poi facile facile) generano sempre una sorta di conflitto fra ragione ed emozione, che può tradursi in un accordo consapevole o degenerare in un accordo tossico.
Cerco di spiegarmi ancora:
se tu cliente mi chiedi di agire come vuoi tu perché irrazionalmente non ti piacciono i miei consigli, dimentichi che i miei consigli sono il mio lavoro, che si basa sulla razionalità.
Se mi chiedi di fare cose diverse da quelle che io ti consiglio, la responsabilità delle conseguenze passa automaticamente da me a te.
E io devo potertelo dire.
Nel senso che ognuno si deve prendere la responsabilità delle proprie scelte.
Allora quando scegli un consulente cerca di scegliere quello più trasparente, magari cambia consulente, ma non cercare di “cambiare il consulente” … non cercare cioè di modificare tu i suoi consigli… altrimenti si genera un rapporto tossico che potremmo descrivere con tu che vuoi guadagnare come vuoi tu, attribuendo al tuo consulente le scelte che tu vuoi fare.
Tutto questo groviglio di pensieri e azioni, ho cercato di descriverlo per far luce sul fatto che alcune ombre attribuite alla finanza sono, in realtà, ombre generate dai comportamenti irrazionali dei molti clienti che, con le loro pretese, inconsapevolmente, costringono i loro consulenti a gestire anche le loro emozioni e non solo i capitali.
Per cui capita che, per timore delle reazioni del cliente, un consulente sia emotivamente indotto a non dirgli certe cose perché sa che il cliente non le vuole sentire, non c’è verso di fargliele sentire… eppure dovrebbe dirgliele… e decide allora –per sfinimento- di lasciare che quelle cose restino fra le righe dei contratti che è una forma di trasparenza, dichiarata in forma scritta, che qualcuno interpreta come OMBRA.
Spero di aver fatto LUCE a sufficienza sulle presunte OMBRE del mondo della finanza.
E in modo indiretto spero di aver spiegato anche il motivo per cui “faccio” il consulente controemozionale.
Ultima cosa: leggete sempre i documenti che firmate.
Sempre a vostra disposizione.
Sante
Comments are closed.