Non mi piace copiare.
Chi mi segue lo sa, perché nei miei articoli sottolineo spesso cosa penso dei manuali che, lo dico anche qui, sono certo utili guide per chi intende seguire percorsi fatti prima da altri. Possono anche servire come promemoria per ricostruire “enne” volte quello che è già stato fatto. Ma nei manuali manca la personalità (tranne forse quella di chi li ha scritti) e cioè quell’ingrediente senza il quale “viene tutto uguale”.
Il mio LAVORO, come sapete, è per me anche un modo per mantenere attiva la mia passione per le relazioni con le persone, tenere vivi rapporti basati sulla fiducia e far crescere opportunità di nuove amicizie che, quando le trovi sincere e genuine, sono impagabili.
I soldi sono un dettaglio, importante, ma un dettaglio.
Preferisco scegliere le persone non in base alla loro liquidità, ma alla loro propensione a generare FIDUCIA nel futuro e su quello mettermi a disposizione con quello che so, per fare in modo che un loro ideale si possa concretizzare nella dimensione più accessibile. Non mi piacciono le esagerazioni e tantomeno gli azzardi. E anche questo chi mi conosce lo sa.
Chi non mi conosce, ma intende farlo è tuttavia sempre benvenuto/a perché anch’io se se sono qui è perché sono affamato di novità e di stimoli.
Una cosa mi piace di conseguenza: coltivare i rapporti che si accendono.
Anche quelli occasionali. E mi piace curarne ognuno evitando di considerarlo uguale agli altri. Semplicemente perché ogni persona è diversa. Ovvio? Mica tanto.
A volte, nel mondo della finanza in cui mi muovo con un mio personale approccio che ritengo etico e adeguato al mio modo di intendere questa disciplina, vedo e sento argomentare le scelte come fossero stampi con cui riprodurre sempre la stessa torta (finanziaria in questo caso).
Io sono diverso. Me lo dico da solo perché ho questa consapevolezza. E diverso è quindi il modo con cui mi metto a disposizione delle persone che cercano i miei consigli.
Poi mi capita anche troppo spesso di vedere che nonostante io mi faccia in quattro per consigliare le persone nel modo migliore, per evitare che “si facciano male”, quelle stesse persone decidono poi di fare tutt’altro, … molto spesso facendosi male. Per cui a volte mi viene da dire quello che ho scritto nel titolo: “che velo dico a fare?”*
Insomma ve lo dico con una metafora: se vi invito a cena mi piace l’idea di potervi ospitare a casa mia e se capita questa evenienza non vi offro certo, neppure metaforicamente, la pizza surgelata comprata al super e messa in forno. Prima di accogliervi intorno alla mia tavola (4 bimbi attivissimi permettendo) cercherò di sapere se ci sono cibi che non gradite o che proprio non tollerate, e farò in modo che le mie abilità culinarie (qui la metafora è certo esagerata) vi lascino un buon ricordo.
Vi aspetto.
Sante
*Il titolo di questo post “CHE TE LO DICO A FARE?” è una frase che ha cominciato a girare nel 1997 dopo l’uscita del film “Donnie Brasco” in cui il protagonista la ripeteva spesso, caratterizzando così sia il personaggio che il film.
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