Non voglio sembrare un provocatore, ma non tutti i modi di dire o le istanze di parità sono valide in ogni contesto.

Per esempio, UNO NON VALE UNO proprio nella finanza. Ma va spiegato a cosa mi riferisco.

Quell’UNO che non vale UNO non è inteso in senso umanistico.

Ognuno di noi è uguale ad ogni altro sul piano dei diritti (o almeno cerchiamo di fare in modo che così sia), ma siamo tutti diversi.

Lo dice il DNA, anche se basterebbe guardarci l’un l’altro per averne conferma.

Facciamo scelte diverse, percorsi culturali diversi, frequentazioni diverse … che incidono sul nostro modo di pensare e agire, … Ognuno di noi ha un cervello e ognuno di noi lo usa a modo suo. A volte in modo condizionato da altri. A volte in modo autonomo e totalmente scollegato dal resto. Non fosse così sarebbe un piattume. La diversità, posso dirlo?

….è tuttavia un segnale di uguaglianza proprio perché siamo tutti diversi.

Dicevo che il cervello ce l’abbiamo tutti. Eppure non siamo tutti scienziati, agronomi, professori, programmatori, stilisti, imprenditori, collaboratori di qualcuno, etc. Tutti facciamo cose diverse in modo diverso anche quando sembra che facciamo le stesse cose. Ciò che siamo e che scegliamo di fare è un RISULTATO sempre diverso di varie combinazioni di esperienze. Alcuni risultati diventano quelle che chiamiamo eccellenze, altri no. Ma tutti noi abbiamo una funzione utile all’insieme che popola un territorio … ma mi fermo qui per evitare di apparire colto da un’improvvisa illuminazione e cerco di arrivare invece al punto.

Giorni fa ho notato su un social uno scambio acceso di pareri per difendere la paternità di un POST che si riferiva ai diversi usi possibili con un lingotto di ferro. A parte la querelle sul “è mio, tuo, suo …” ho invece trovato interessante la riflessione che stimolava quel contenuto che, in sostanza indicava la differenza di VALORE che può assumere lo stesso materiale in funzione del suo utilizzo.

La materia grezza (quale che sia) ha un valore che cambia e cresce in funzione di ciò che diventa, lavorandola e utilizzandola in un processo di trasformazione. Trasformarla implica l’aggiungere lavoro, tempo, creatività, ingegno, interpretazione … tutte variabili che intervengono nella produzione di qualcosa che contiene valori aggiunti. L’oro puro (è solo un esempio fra tanti) vale meno di un gioiello realizzato con quell’oro. Non perché l’oro perda il suo valore lavorandolo, ma anzi il suo valore intrinseco si somma a quello dato dalle variabili che contribuiscono a trasformarlo in qualcosa di diverso.

Nel post che mi ha ispirato questa RIFLESSIONE, che condivido con voi, si sottolinea che il pezzo di ferro, di per sé poco costoso, acquista valore quando viene trasformato in oggetti fino ad assumere valori economici anche molto importanti quando il materiale diventa, per esempio, l’ingranaggio di un orologio o un ago.

Ed ora, sperando di non aver annoiato nessuno, torno nel settore finanziario e all’UNO che non VALE UNO.

 I soldi acquisiscono valore nel momento in cui vengono utilizzati per sostenere l’evoluzione di imprese, prodotti, tecnologie … Quali siano le scelte migliori che aggiungeranno valore al vostro denaro è strettamente legato all’esperienza, alla responsabilità, all’onestà e alla serietà di chi lo farà.

Scegliere un consulente che sia parte di un’impresa affidabile e “raggiungibile” è la prima scelta di buonsenso che posso suggerire.

Se poi in quell’impresa ci sono anche consulenti contro emozionali, potrete avere una tranquillità in più, data dal fatto che un soggetto contro emozionale vi seguirà pensando a voi e non a sé e che vi considererà a prescindere dalle dimensioni del vostro portafoglio.

Avete/abbiamo tutti un cervello. Come e per cosa lo usiamo ci rende o meno persone di valore.

UNO NON VALE UNO, posso dimostrarvelo.

Ne parleremo anche giovedì nel prossimo appuntamento ZOOM cui potrete accedere con questo link

https://us04web.zoom.us/j/79486819815?pwd=SnVMNXJ3YTVYQ1JoZkNrMnF4cmJVdz09

Sante