Come promesso nel precedente articolo https://www.linkedin.com/posts/activity-6674559824660975616-uz6B vi sottopongo alcuni commenti e precisazioni al recente servizio di Milena Gabanelli sui consulenti finanziari e su alcune tipologie di investimento.
Secondo quanto afferma la giornalista, la figura del consulente finanziario indipendente risulterebbe molto più conveniente rispetto ad un consulente finanziario con un mandato dato da una Banca.
L’affermazione della Gabanelli è ben argomentata, ma questo non significa che sia completa e, anzi, potrebbe portare a conclusioni e considerazioni pericolosamente superficiali da parte di chi si affida al settore finanziario senza conoscerne ogni piega.
Trovo quindi doveroso aggiungere alcune brevi puntualizzazioni sulle indicazioni della giornalista, alla quale farò comunque pervenire questa mia precisazione.
Analizziamo allora l’articolo (ve lo agevolo qui con un link https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/investimenti-quelli-piu-consigliati-consulenti-indipendenti/dd353994-9f75-11ea-bcda-1b088225c4d4-va.shtml).
La giornalista fa riferimento al fatto che in questi anni le banche e le assicurazioni hanno spesso proposto ai propri clienti prodotti rischiosi … poco trasparenti per i clienti, ma molto redditizi per i loro bilanci. Ci ricorda poi che dal 2018 è entrata in vigore la normativa Mifid2, che rende il settore finanziario più controllato e trasparente anche grazie all’introduzione di un albo di consulenti indipendenti … che lei definisce puri, definizione fuorviante perché è come se quel genere di consulenza portasse con sé un valore particolare.
In sostanza dice che l’orientamento in corso è quello di un modello in cui i risparmiatori dovrebbero prendere in considerazione di pagare questi consulenti “solo per un consiglio”.
Questo perché a differenza di ciò che fa un consulente finanziario legato ad un mandato presso una Banca, il consiglio risulterà privo di qualsiasi conflitto d’interesse verso i prodotti della Banca molto redditizi per loro e per i consulenti finanziari che con essa lavorano.
Per cui in sostanza i consulenti indipendenti si farebbero pagare una parcella -diciamo di un 1% sul totale investito- e poi indirizzerebbero i clienti verso prodotti molto ben diversificati presenti sul mercato come, ad esempio, gli ETF (exange trade fund) che hanno la caratteristica di permettere di investire su qualsiasi cosa presente sul mercato a costi molto più contenuti rispetto ad un fondo tradizionale.
In sintesi un ETF permette di investire direttamente sul mercato replicando passivamente un indice composto da titoli di qualsiasi natura, come obbligazioni, azioni, oro ed altro e, a differenza dei fondi gestiti attivamente da un gestore (che ha il compito di analizzare il singolo titolo da inserire all’interno del suo fondo e di comprarlo e venderlo in base al momento di mercato) i costi di questi ETF sono ovviamente molto più bassi dato che non c’è una gestione attiva dello strumento stesso.
Si può semplificare dicendo (come viene detto alla fine dell’intervista) che un ETF ha un costo medio dello 0.3% contro un costo dell’1,5% di un fondo.
Questa differenza di un 1,2% -per ogni anno su più anni come dice la giornalista- andrebbe a remunerare le reti commerciali costituite dalle Banche, dai fondi di investimento e dai consulenti che ci lavorano e impoverirebbero i clienti.
Ecco allora la mia puntualizzazione:
quello che nella spiegazione della giornalista non viene detto è che in questo 1,2% c’è un VALORE che non si può quantificare, ma che è rappresentato dal rapporto di fiducia con la persona che gestisce i nostri RISPARMI. E gestire non significa stare a guardare dopo aver applicato una formula uguale per tutti e che promette una rendita cauta ma immodificabile. GESTIRE significa metterci la testa, l’esperienza e la cura degli interessi del cliente.
Chi dovesse pensare di poter fare da solo, di avere il tempo di studiare i mercati, di saper analizzare i dati finanziari, di conoscere gli strumenti su cui investite (come gli ETF), di sapere cosa fare quando i mercati scendono del 30% (come accaduto il marzo scorso), di saper impostare una pianificazione finanziaria adeguata ai propri obiettivi, … beh!
A chi ritiene di sapersi occupare di tutte queste cose consiglio di farlo e lo invito a comprare gli ETF, così non dovrà pagare né un consulente indipendente, né tantomeno preoccuparsi di creare un rapporto di fiducia duraturo nel TEMPO con “costui/costei”.
Per essere molto più chiaro, in quel 1,2% non c’è un costo ma il riconoscimento di un VALORE.
C’è un INVESTIMENTO su una persona che si occupa costantemente di farvi ottenere i risultati più adeguati alle vostre disponibilità e alle vostre aspettative, facendovi stare con i piedi per terra ed evitandovi emozioni troppo forti.
Questa persona sapete bene chi è. È un indovinello facile facile.
Vi aspetto.
Sante.
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