Cerco sempre di essere attento alle sensibilità dei miei interlocutori, per non interferire troppo nelle loro scelte intime, a meno che non siano loro a permettermelo.
Come consulente contro emozionale è un comportamento istintivo ed è una mia caratteristica naturale che -credo e spero- sia solo gradita, perché non saprei essere in modo diverso.
Motivo per cui io scelgo di seguire solo chi mi sceglie.
Le mie premure personali verso “il CLIENTE” sono tuttavia oggetto di curiosità e commenti di chi “abita” il mio settore, da cui mi giungono, in genere, messaggi riassumibili, nella sostanza, in queste poche parole
“Ma tu, che non sembri per nulla un commerciale, ne hai di clienti che si affidano a te per gestire i loro patrimoni?”…
Inutile rispondere. Dovrei spiegare troppe cose.
Tuttavia questo genere di riflessioni, capita che io le faccia fra me e me o anche con ogni mio cliente quando mi si chiede di “giungere al dunque”.
Questo perché divulgo, informo e mi rendo disponibile, ma credo sia anche naturale che chi intende rendere fertile il proprio patrimonio debba necessariamente decidere cosa farne, come farlo e quando.E poi magari anche con chi.E quando -e se- arriva quel momento ovvio che mi fa piacere essere io il “con chi”.
Da tempo mi occupo di far conoscere i pericoli della finanza perché confido che questo consenta di aiutare a tenersene lontano.
Ma va anche detto che il sistema finanziario è pericoloso come può esserlo qualunque altra cosa se la si fa in modo impulsivo, imprudente e senza essere informati.
Tuttavia restare fermi perché temiamo di fare SCELTE che possono mettere a rischio il patrimonio, non è esattamente una cosa prudente perché è proprio ciò che produce il rischio di deterioramento di ciò che abbiamo costruito.
Faccio l’esempio di una casa.
Averla in proprietà e non mantenerla in buono stato le toglie valore. Ma questo vale anche per ogni altra forma patrimoniale.
Curarci di quanto abbiamo significa mantenerlo in forma e tutelarlo dalle aggressioni di un sistema che, se non sei attivo, tende a rosicchiartene sempre un poco.
Far lavorare il tuo patrimonio nel contesto finanziario è invece una soluzione che, fatta in buona compagnia, non solo lo tutela, ma gli consente di farsi dei buoni muscoli che possono tornare utili perché hai potuto pianificare eventualità future sia per te che per chi verrà dopo di te.
Quest’ultimo punto (il dopo di noi) pur facendo parte delle mie competenze professionali, lo ritengo un aspetto talmente delicato che mi sento solo di accennare che ho le competenze per occuparmene.
La domanda che potrebbe sorgere spontanea è “ma quando è bene cominciare a pianificare la gestione del patrimonio?”.
La mia risposta non può che essere “se non ora quando?”
Vi aspetto.
Se non ora quando?
Sante
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