Chi è mio cliente sa bene che il mio impegno è quello di essere sempre presente per fornire risposte anche alle domande che non mi sono state fatte.
Penso sempre infatti a mettermi nei panni di chi osserva me e il mondo della finanza e cerco di vedere cosa si vede o non si vede “da fuori”.
Perché chi fa il mio lavoro rischia sempre di dare per scontate molte cose e pensare -per esempio- che quello che è chiaro a lui/lei lo sia anche per i suoi clienti.
Ma non è così.
Fosse facile fare il consulente finanziario ognuno lo farebbe almeno per se stesso.
E se è vero che in molti ci provano è pure vero che pochi proseguono, mentre gli altri scelgono di farsi seguire da professionisti dedicati.
Ma mi sono accorto che il mondo della finanza mantiene da tempo un comportamento strano, per certi versi autolesionista.
È come se gli addetti ai lavori avessero indossato un modello comportamentale classico e immutabile. Motivo per cui le persone hanno imparato a leggerlo come “interessante” o “non interessante”.
Noto infatti che la finanza tende a dimostrarsi interessata a “dedicarsi” a quelle persone che l’hanno già intimamente considerata di loro “interesse”.
Persone alle quali basta quindi dire “vieni da me” … e quelle persone seguono l’invito.
Ma fatto 100 l’universo delle persone che potrebbero avvicinarsi e approfondire le opportunità offerte dalla finanza (quelle serie intendo, non il punta e fuggi … che poi fuggi perché perdi!) solo una minima parte è “cliente”.
E la cosa strana è che a volte si creano addirittura concentrazioni di più consulenti sulle stesse persone. Persone che quindi hanno più consulenti o persone che passano da un consulente all’altro.
Ma il “parco clienti potenziale” resta quasi sempre il medesimo e quindi molto ridotto. E tutto questo senza che ci sia un motivo razionale, per cui quelli interessati restano interessati, mentre quelli non interessati, pure loro, restano in quella posizione …
Mi ritrovo a chiedermi come sia possibile che nessuno (pochi) si preoccupi di capire come mai la stragrande maggioranza delle persone che potrebbero trarre personali benefici dall’approcciarsi alla finanza, non siano interessate a cogliere le OPPORTUNITA’ offerte da questo tipo di mercato.
Ho ragione di credere che se questo accade è per la scarsa lungimiranza del settore che non si accorge di essere osservato “anche e soprattutto” con sospetto e che se questo accade è sia per come comunica sia per quello che non dice.
Facendo questo pensiero mi sono reso conto che, oltre a preoccuparmi di far star bene i miei clienti, sia quindi mio compito personale e professionale curarmi anche dei CLIENTI CHE NON HO.
Che poi sono quelli che non si avvicinano -e non si sognano di farlo- soprattutto per i preconcetti reputazionali che il settore si porta dietro da molto tempo, senza occuparsi troppo di chi non è cliente e soprattutto del perché non lo sia.
Quello che sto facendo come consulente contro emozionale è quindi certo in controtendenza, lo so, ma credo che il TEMPO mi darà ragione.
Me la sta già dando in realtà, perché sono sempre di più le persone “nuove” che mi seguono e che, in un modo o nell’altro, mi dicono:
“Ma sai Sante che non pensavo che la finanza fosse così?! … Spiegata da te sta diventando interessante e UTILE …”
e chi me lo dice sono soprattutto i clienti che non ho … ancora.
E questo per me significa aver investito tanto e bene in FIDUCIA … ed essere stato ricambiato.
Vi aspetto.
Sante
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